lunedì, marzo 06, 2017

Ciclicamente - prologo

Non riesco a non pensare alla morte.
È difficile da descrivere ma sono settimane che ci rifletto.
Più vedo i miei nonni e più mi accorgo che stanno bene. Però lo trovo inevitabile.
Ho paura di essere felice. Era un bel periodo quando è morta mia nonna. Poi, è bastata una giornata, un unico giorno. Poche ore e tutto è disastrato.
In questi momenti mi ricordo che sono anni che non sono felice, ma fingo molto bene.
Effettivamente sono più i momenti di depressione che altro, eppure mi fanno notare che riesco a suscitare negli altri un senso di gioia, come un’aurea attorno a me che riempie un qualcosa negli altri.
Ho paura di essere felice, per non ricapitolare nella tristezza più cupa.
Non è abbandono o disperazione, c'è sempre gioia accanto a me.
Ho paura di essere felice perché, quando tutto sembrava andare nella direzione desiderata, allora, e solo allora, quando tutto era già pronto, come una bolla, un attimo quasi, è precipitato, scoppiato.
Una sensazione, o un non so che di smarrimento, come una curva improvvisa e uno slittare, lì ad un passo dalla meta, e la vita si mette un po’ di traverso, come a confondere.
Sono questi i momenti che non comprendo, e forse non dovrei nemmeno. Solo accettarli e lasciare che sia la vita a trascinarmi come un fiume. Buttarsi in un atto di fede.

Quando mia nonna è stata ricoverata in ospedale qualcosa si è riaperto.
Una finestra sui ricordi, che da allora non si è più richiusa.

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...è stato un tempo il mondo giovane, forte...
(C.S.I. - Del Mondo)