(da revisare)
Siamo troppo distanti anche solo per
sfiorarci, ma sembra abbracciarmi.
Fu così che la noto, lei non si muove, ma vedo la sua mano toccarmi, sfiorarmi
il petto, soffermarsi.
E poi penetrare in me, fino a toccarmi il cuore. Lo sta calmando, lo fa
rallentare. Il battito si ferma, il mondo si ferma. Solo la sua mano si muove
accarezzandomi l'anima. E poi di nuovo ricomincia a battere, come se non fosse
successo mai niente.
Il mondo riprende il suo corso, e la
sua mano è ancora lì a massaggiarmi quel peso nel petto come vento sulla
roccia.
Lei è lì, mi sorride, si volta e
riprende la sua strada. Leggiadra. Mai visto nessuno muoversi a quel modo, con
tali pose, come di un altro mondo. Non è la bellezza ad attirare, quanto il
portamento, le movenze. Non fa parte della gente, ne è completamente estranea
eppure completamente a proprio agio in mezzo ai palazzoni e alla folla. La
seguo con lo sguardo, allontanarsi, incapace di fare alcunché, solo allora mi
accorgo di dove sono, e di quanto ho camminato.
Mi guardo attorno e un raggio di
luce mi inonda il viso. Ammiro il tramonto, un sole ardente, rosso, enorme.
Cala lentamente riempiendo di luce e calore quel piccolo pezzo di cielo che
attraversa le guglie del Duomo.
Mi volto ancora verso di lei,
cercandola senza più trovarla. Mi ha lasciato con una sensazione, un ricordo,
qualcosa di strano. Familiare. Un non so che di noto. Mi butto in libreria a
cercare romanzi che non comprerò e a pensare a quelli che dovrei veramente
leggere. Vago tra gli scaffali senza uno scopo, poi torno a casa.