lunedì, giugno 07, 2010

Non riesco a non pensare alla morte.
È difficile da descrivere ma sono settimane che ci penso.
Più vedo i miei nonni e piu mi accorgo che stanno bene. Però lo trovo inevitabile.
Ho paura di essere felice. Era un bel periodo quando è morta mia nonna. poi, è bastata una giornata, un giorno solo. poche ore e tutto è disastrato.
In questi momenti mi ricordo che sono anni che non sono felice, ma fingo molto bene.
Effettivamente sono più i momenti di depressione che altro, ma riesco a trasmettere una certa gioia e me lo fanno notare.

Ho paura di essere felice, per non ricapitolare nella tristezza più nera.
Non è abbandono o disperazione, c'è sempre gioia accanto a me.
ho paura di essere felice, perchè quando tutto sembrava andare nella direzione desiderata, poi allora e solo allora, quando tutto era gia pronto, come una bolla, un attimo quasi, è precipitato, scoppiato.

Quando mia nonna è finita in ospedale qualcosa si è riaperto.
Un ricordo. e da allora non si è piu richiuso.

Un altro funerale.
Non so se è la tristezza per quello o per altro, ma non riesco a togliermelo dalla testa.

Immagino ancora di essere lontano e ricevere, ancora, la notizia per telefono.
Una voce nota, rotta dal pianto. Una voce mai udita. Due parole: “è morta”.
Io lontano, cullato in una gioia fragile -spezzata, incapace di reagire.
A quel punto ti accorgi davvero di aver perso troppo tempo in cose inutili e aver rimandato troppo a lungo quelle parole e quei gesti ormai perduti.

La vita è come un libro, si gira pagina e si va avanti nella lettura qualunque cosa succeda.
La vita non è come un libro. lo puoi abbandonare lì e lasciarlo perdere per un po' e poi tornare a leggerlo.
Sarà per quello che non lo faccio spesso e quando lo faccio ricomincio il libro da capo. Non puoi riprendere la tua vita a metà.

Smetto di vagare con la mente e sono ancora in chiesa e la cerimonia avanza, finisce. Un lungo abbraccio coi familiari, non è il mio dolore che conta, ma il loro. Poi lei, la tua migliore amica, un lungo abbraccio. Forte. Lei più forte di quanto sia stato tu. Lei sembra non abbia bisogno di conforto.

Le macchine si allontanano, inizio a camminare per la città, con passo lento.

Eravamo troppo distanti per sfiorarci, ma lei sembrava abbracciarmi.
Fu così che la vidi, lei non si mosse, ma vidi la sua mano toccarmi, sfiorarmi il petto, soffermarsi.
E poi penetrare in me, fino a toccarmi il cuore. Lo stava calmando lo faceva rallentare. Il battito si fermò, il mondo si fermò. Solo la sua mano di muoveva accarezzandomi l'anima. E poi di nuovo riprese a funzionare, come se non fosse successo mai niente.
Il mondo riprese il suo corso, e la sua mano era ancora lì a massaggiarmi quel peso nel petto come vento sulla roccia.

Solo allora mi accorgo di dove sono, e di quanto ho camminato.

Un altro giorno, il risveglio mi sorprende con il ricordo di lei.

Mi distraggo facendo altro, ma la mente è più sveglia del corpo e non ci casca.

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...è stato un tempo il mondo giovane, forte...
(C.S.I. - Del Mondo)